ACUFENI

Cosa sono?

Fischi, ronzii, fruscii, suoni pulsanti, sono alcune delle manifestazioni di ciò che si definisce “acufene” o “tinnito” ossia una percezione uditiva anomala che compare in assenza di qualunque stimolo fisico esterno. La sua etimologia deriva dal greco ἀκούω «udire» e ϕαίνομαι «manifestarsi».
Gli ultimi dati del 2022 sull’incidenza del sintomo a livello mondiale stimano
che è il 14% della popolazione mondiale a soffrire di questo disturbo, in
aumento dopo la pandemia Covid-19. Non tutte le persone che percepiscono
gli acufeni però ne vengono disturbate, ma il dato più importante è che solo il
5% dei soggetti acufenopatici risulta normoudente e tra gli ipoacusici circa il
70% riferisce questo sintomo.

Cosa fare?

Proprio per questo la prima cosa da fare è rivolgersi ad uno specialista otorinolaringoiatra o audiologo esperto in acufeni che effettui una accurata valutazione diagnostica al fine di comprendere l’origine del disturbo e suggerire l’eventuale terapia.

L’origine degli acufeni è complessa e ad oggi non del tutto chiara, ma spesso si tratta di un sintomo associato ad una patologia dell’orecchio, in particolare al trauma acustico, al trauma cranico, all’otosclerosi, alla Sindrome di Ménière, talvolta all’assunzione di farmaci ototossici. Altre volte si parla di acufeni idiopatici, ossia non è possibile ricondurli ad una specifica causa

Quali esami diagnostici

Sarà il medico specialista a valutare caso per caso a quali esami sottoporre il
soggetto che soffre di acufeni. In genere si procede con una accurata anamnesi
e con l’esame obiettivo che include non solo l’orecchio esterno e medio ma
anche il naso e la gola. Alcuni acufeni posso essere di tipo oggettivo (ossia
percepibili anche dall’esaminatore esterno) ed avere cause di tipo vascolare,
muscolare, tubarico (la cosiddetta tuba beante) o articolare (a carico
dell’articolazione temporo-mandibolare), ma la loro incidenza è molto bassa.
La stragrande maggioranza degli acufeni infatti sono di tipo soggettivo, ossia
vengono percepiti esclusivamente dal paziente.

Dopo l’esame obiettivo quindi il primo esame che il medico esaminerà è l’audiometria tonale e vocale, e possibilmente anche l’impedenzometria con la ricerca della soglia del riflesso stapediale e l’acufenometria. Attraverso quest’ultima è possibile determinare la frequenza e l’intensità dell’acufene nonché la mascherabilità e l’inibizione residua di un acufene. Saranno proprio gli esiti di questa batteria di test specifici a dirigere lo specialista verso la prescrizione di un apparecchio acustico o meno.

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Quando lo specialista pone un’indicazione all’applicazione degli apparecchi acustici,
gli audioprotesisti di Comunicare possono aiutarti a scegliere il dispositivo più adatto
a te e ti guideranno lungo fase riabilitativa.
Esistono apparecchi acustici definiti COMBI che opportunamente programmati
possono aiutarti a ridurre il fastidio da acufene mentre li indossi

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