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L’udito è il senso che maggiormente ci mette in contatto con il mondo esterno e con le altre persone. Permette di apprendere il linguaggio, che è fondamentale per lo sviluppo del pensiero, di instaurare quindi relazioni ed è per questo fondamentale prendersene cura per vivere bene.


Già Aristotele (IV sec a.C.) nella Metafisica spiegava come la percezione uditiva concorra allo sviluppo di intelligenza e apprendimento e che la vista e l’udito forniscono conoscenze che si integrano e si completano a vicenda. Inoltre aveva già teorizzato il collegamento tra l’udito e la memoria.


E tu conosci a fondo il mondo dell’udito?

L’orecchio ha la funzione di raccogliere i suoni e trasmetterli al cervello, che ha invece il compito di interpretarli. Questo processo coinvolge tre diverse aree separate dell’orecchio: l’orecchio esterno, l’orecchio medio e l’orecchio interno.

È compito del cervello interpretare i suoni in arrivo dal sistema uditivo periferico ed è sempre il cervello che ci permette di concentrarci unicamente su ciò che vogliamo sentire. Ci consente di riconoscere, ad esempio, la voce di una persona cara oppure di isolarci mentre leggiamo un libro lasciando in secondo piano i rumori di sottofondo. Anche se il suono non si interrompe, è il cervello che decide su quali suoni focalizzarsi.

Per apparato uditivo si intende l’insieme costituito dalle due orecchie, dalle vie nervose uditive, fino alla corteccia cerebrale uditiva.

Ogni orecchio è suddiviso in tre parti anatomicamente contigue:

  • orecchio esterno: comprende il padiglione auricolare, il canale uditivo e il timpano (membrana timpanica). Ha la funzione di convogliare verso la membrana timpanica i suoni provenienti dall’esterno.
  • orecchio medio: dietro il timpano si trova la cavità timpanica con gli ossicini uditivi (martello, incudine e staffa). La vibrazione è trasmessa dal timpano agli ossicini e da questi attraverso la finestra ovale all’orecchio interno. La funzione dell’orecchio medio è quella di adattare la bassa resistenza aerea delle onde sonore all’alta resistenza dell’orecchio interno pieno di liquido.
  • orecchio interno: costituito dalla coclea e dal vestibolo (labirinto). La coclea trasforma l’energia sonora in impulsi elettrici e li invia al cervello attraverso il nervo cocleare. Il labirinto invece è l’organo dell’equilibrio in quanto percepisce le accelerazioni rotatorie e lineari ed è collegato al nervo vestibolare.

Il sistema uditivo si sviluppa durante la vita embrionale e già all’interno dell’utero il feto è capace di sentire la voce della madre a partire dalla 26esima settimana di gestazione. A differenza della vista, che necessita di qualche settimana per perfezionarsi, il senso dell’udito è già completamente sviluppato alla nascita.

Se l’orecchio ha un danno uditivo invia al cervello un segnale impoverito, incompleto o distorto dall’ipoacusia; ciò può causare una serie di disfunzioni uditivo-cognitive, tra cui difficoltà di percezione e discriminazione del parlato, sforzo cognitivo, affaticamento mentale e problemi di comunicazione. Inoltre, una prolungata esposizione a tali segnali acustici può contribuire alla comparsa e alla progressione di disturbi uditivi, come l’ipoacusia e l’acufene.

È importante rivolgersi a uno specialista per una diagnosi accurata di modo da individuare il trattamento più adeguato nel minor tempo possibile, per evitare la progressione del disturbo.

L’ipoacusia, o diminuzione della capacità uditiva, può presentarsi in maniera graduale o improvviso e può colpire una o entrambe le orecchie.

Le cause dell’ipoacusia possono essere molteplici e riguardare solo una parte del sistema uditivo oppure più parti anatomiche. Tra le cause, le più comuni sono: l’esposizione prolungata a rumori forti, l’invecchiamento, l’esposizione a determinati farmaci definiti ototossici, le otiti frequenti, le perforazioni della membrana timpanica, l’otosclerosi, la malattia di Ménière, alcune infezioni virali, le lesioni traumatiche del cranio, nonché fattori genetici e tumori benigni o maligni a livello dell’orecchio o del nervo acustico. Anche i problemi vascolari, le malattie metaboliche come il diabete e le malattie autoimmuni possono incidere sulla diminuzione della capacità uditiva. Altre cause possono essere le malformazioni congenite.

È importante riconoscere i sintomi e rivolgersi a uno specialista per una diagnosi accurata. Trattare l’ipoacusia in modo tempestivo può migliorare significativamente la qualità della vita e prevenire la progressione della condizione.

Ti capita spesso, quando stai parlando con una persona, di sentire la sua voce ma di non riuscire a capire bene le parole?

Avere delle difficoltà nella distinzione delle parole potrebbe essere il primo sintomo di un problema uditivo, soprattutto se si verifica in alcune particolari condizioni come in presenza di rumore di sottofondo, in presenza di più interlocutori, quando l’interlocutore è distante oppure quando non vedi la bocca della persona che ti sta parlando.

Oppure, un ulteriore esempio molto frequente è la necessità di aumentare il volume del televisore rispetto ad altre persone della famiglia.

Un altro sintomo di malfunzionamento del sistema uditivo riguarda gli acufeni, ovvero dei suoni simili a fischi o fruscii che vengono percepiti nelle orecchie o nella testa, in qualche caso legati alla sensazione di ovattamento auricolare (fullness).

Quando invece l’ipoacusia compare repentinamente, al risveglio o in qualsiasi altro momento della giornata, da un solo orecchio o molto raramente da entrambi, si parla di ipoacusia improvvisa o ipoacusia neurosensoriale improvvisa (SSHL, Sudden Sensorineural Hearing Loss).

La presbiacusia è probabilmente causata da una combinazione di più fattori legati ai normali processi di invecchiamento e agli effetti di un’esposizione al rumore protrattasi per tutta la vita, nonché ai fattori genetici.

Inizialmente si manifesta con una compromissione delle frequenze acustiche più alte, di solito a partire dai 55-65 anni (a volte anche prima).

Il primo sintomo è la difficoltà di comprendere tutte le parole, anche quando il volume complessivo sembra normale. Questo succede perché determinate consonanti (come la d, t, s, f, p, sc) sono suoni ad alta frequenza e il non udirle compromette la comprensione dell’intera frase. Per esempio, se a un presbiacusico si chiede “Sai sciare?”, lui sentirà il suono “Aii iare”, ma non comprenderà la domanda perché non riesce a distinguere le consonanti. I soggetti colpiti in genere pensano che chi parla stia borbottando e questo genera spesso incomprensioni e recriminazioni tra famigliari. Alzando la voce in genere si rendono più chiare le vocali, che sono suoni a bassa frequenza e ad alta energia, ma spesso non migliora la comprensione del parlato. In presenza di rumori di sottofondo anche non eccessivi la comprensione dell’eloquio risulta ancora più faticosa, se non impossibile.

Sottoporsi ad un semplice esame audiometrico a partire dai 60 anni di età è importante perché spesso non ci si accorge di questa condizione.

Nella fascia d’età 30-50 anni, gli individui di sesso maschile, in particolare se esposti a rumori forti e per lungo tempo, sono maggiormente colpiti da ipoacusia in quanto le donne sono protette da fattori ormonali.

Dopo i 50 anni la percentuale di ipoacusici uomini e donne tende a uguagliarsi, in quanto le donne con la menopausa perdono la protezione ormonale.

A livello mondiale oltre un terzo delle persone di età superiore ai 65 anni e oltre la metà delle persone di età superiore ai 75 anni ne sono affetti (dati 2022).

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